venerdì, febbraio 22, 2008

La signora della notte


Un domenica pomeriggio, a Yambenda, circa un mese e mezzo fa è scomparso un uomo. Secondo quanti lo hanno visto per l’ultima volta, è entrato nella foresta e non vi è più ritornato. E’ un uomo sulla cinquantina, sufficientemente agiato, secondo le possibilità locali, ha lavorato con l’oro nella “carrière” nelle miniere a cielo aperto dove con utensili a mano si scava e si spaccano le pietre per trovare i piccoli preziosi frammenti di metallo pregiato. Nessun problema con la famiglia, nessuna malattia apparente. Molte voci circolano sulle possibili cause della sua sparizione, la più ricorrente è quella legata al suo lavoro. Moltissimi tra coloro che entrano alla “carrière” per assicurarsi una buona sorte e una ricca riuscita in quel lavoro pesante e “disumanizzante”, votano se stessi a qualche spirito del male, stringendo con lui un patto.
Oggi, molti pensano che questo spirito del male, “la Signora della notte”, abbia chiesto qualcosa all’uomo scomparso.
Appunto un mese e mezzo fa. Ora siamo in piena stagione secca, le acque dei torrenti e dei fiumi che attraversano il territorio si abbassano, tutti ne approfittano per cercare dei pesci, alla lenza o frugando nel fango rimasto nei bordi del letto. Risalendo il corso del fiume, più del normale, finalmente è stato scoperto quello che resta oramai del corpo dell’uomo. Dei vestiti ed una corda appesa ad un ramo dicono che la morte è avvenuta per impiccagione. L’uomo che da giorni, senza avvisare nessuno, approfittava della notevole quantità di pesci che si nutrivano del corpo caduto in acqua è stato arrestato.
Sono alcuni “waganga wa asili”, che compiono sortilegi per coloro che cercano ricchezze da acquistare velocemente, in cambio naturalmente di una contropartita da pagare, parte in anticipo, parte in fasi successive. Lo stregone prepara un olio con il quale viene unto colui che entrerà nella “carrière” per cercare l’oro, ma chiederà anche che gli sia venduta una persona della famiglia. Questo significa che inconsapevolmente una persona è consegnata allo spirito del male e di lì a poco tempo sarà votata alla morte, nel senso che per ragioni inspiegabili troverà la morte. Per colui che cerca maggiori ricchezze a più riprese, costui venderà più volte persone differenti della propria famiglia. Il sortilegio è sempre efficace, a meno che, la persona che ne fa richiesta, non rispetti alcune delle condizioni poste dal “mganga wa asili”, come astenersi dai rapporti sessuali o non mangiare alcuni cibi… talvolta è chiesto alla persona stessa di uccidere colui che aveva precedentemente venduto allo “schetani”. Colui che dopo essersi ingaggiato in un percorso simile tenta di uscirne senza l’accordo del “mganga” correrà seri rischi di divenire un malato mentale…
E molte altre cose ancora si raccontano…
Che pensare?
Lascia sconcertati la semplicità e la credulità di buona parte delle persone di villaggio circa la veridicità di tutti questi racconti. Ma ugualmente lascia sconcertati il numero impressionante di persone che fanno ricorso a pratiche simili. Talvolta la “logica della ricchezza nella carrière” è una logica che serve a spiegare molte morti giovani, improvvise, poiché la morte, qui come altrove non trova giustificazione né consolazione, soprattutto là dove non è entrata la luce della speranza cristiana. La “logica” di questi sortilegi serve anche a spiegare il fatto che alcuni possano diventare ricchi a differenza di altri, poiché una mentalità uniformante e statica non accetta di buon grado che qualcuno con un proprio lavoro supplementare abbia potuto guadagnarsi lecitamente qualcosa in più rispetto agli altri. Questa “logica della carrière” infine, conferma una volta di più che sete del denaro e spirito del male si tengono strettamente per mano e in molti non esitano a farsi abbracciare da essi senza calcolo alcuno su tutto il resto che mettono in gioco.

Il Vangelo può portare la sua luce di verità.

350 FC per il catechista di Bavamabonza


7 febbraio 2008
Bavamabonza è un kijiji (villaggio) sulla strada per Gbunzunzu. Di ritorno da una cappella sulla stessa strada, p. Gianni ci porta la notizia della morte di uno dei catechisti… un po’ di sconcerto ci prende. A causarne la morte è stata un’ernia inguinale, non curata, che alla fine si è “strozzata” provocando una infezione interna… fatale. Banale e drammatico. Oggi è martedì. Venerdì scorso anche lui era qui alla riunione di tutti i catechisti della parrocchia e aveva chiesto a Gianni i 350 franchi congolesi – più o meno corrispondenti ai nostri 350 centesimi di euro – che non possedeva, per fare la consultazione all’ospedale. Una consultazione alla fine tardiva. L’operazione dell’ernia sarebbe costata, intervento e medicinali, all’incirca quaranta euro. Alcuni pensieri in disordine.
“Assolutamente mai avere soldi in casa, è l’abitudine di quasi tutte le famiglie”: le troppe urgenze, fratelli e bambini e vicini che possono chiedere un aiuto… non vale la pena “mettere a parte” e per chi lo fa, il gioco dura poco… se si ha qualcosa in denaro occorre spenderlo subito per acquistare qualcosa, prima che “voli”.
“Possibile che nessuno, fratelli della famiglia, o cristiani del villaggio, non siano accorsi in aiuto in tempo?”. Per il “matanga” – il raduno per il lutto, per piangere il defunto - la contribuzione è scattata rapidamente. Ma è anche vero che di fronte alla malattia l’atteggiamento più comune è attendere pazientemente che passi, scrutarne l’evoluzione per intervenire solo quando si è alla fine della forza di sopportazione, quando finalmente è troppo tardi.
A consultazione avvenuta, nell’ambulatorio locale, a qualche chilometro di distanza, mancava l’infermiere titolare, gli sono state prescritte delle compresse contro i vermi intestinali! Potenza del sistema sanitario! Avvenuta la peritonite, inutile pensare qualsiasi intervento d’urgenza: trasportarlo dove in tempo utile?
Ricordiamo in questi giorni che l’uomo è cenere e alla cenere ritorna. Per quali vie la nostra storia viene alla luce e in quale momento ritorna tra le mani di colui che l’ha creata? Possediamo la domanda ma non la risposta. Possiamo credere e praticare un abbandono confidente.