mercoledì, febbraio 25, 2009

Panorami


E’ rimasto un po’ muto il Blog in questi ultimi mesi. Aspettava un’ispirazione africana. Sono in aereo, oltrepassiamo il deserto africano, è già un’ora che ci voliamo sopra e non lo ricordavo così vasto. Negli ultimi tempi mi ero abituato invece alla grandezza della foresta equatoriale, mi ci immergerò di nuovo tra poco. Contrasto di luoghi, era appena stamattina quando ammiravo dall’alto le cime innevate delle alpi, ghiacciai compresi, qualche ora prima era notte nella pianura padana.
La rapidità di un aereo permette di passare velocemente da un ambiente all’altro. Con l’occhio del credente posso lodare Dio per le bellezze della creazione; con l’occhio del turista posso rimanere sbalordito dalla maestosità dei paesaggi; pensando all’uomo posso immaginare la difficoltà di vita in ognuna di queste “nature”. Come in aereo così nella vita è facile sorvolare, più difficile immergersi. E’ facile passare, più difficile il rimanere. Come per i paesaggi così anche per le persone… è più facile sfiorarle che incontrarle, è più facile conoscerne i volti ed i nomi che non i cuori.
Riparto per il mio secondo periodo africano, i prossimi tre anni, a Dio piacendo. La sfida di oggi è questa dopo una prima introduzione al mondo della missione. Poiché non è facile andare al di là dei ruoli, al di là delle funzioni, toccare l’uomo e lasciarsi toccare. Anche in missione si può amare di più il ruolo che le persone alle quali si è inviati, si può amare di più il progetto che avere a cuore le piaghe di coloro che quel progetto vuole avvicinare e provare a sanare, si possono amare i numeri più che la verità delle esperienze. Incontrare i cuori chiederà di più, progettare e lavorare insieme chiederà di più, credere insieme chiederà di più. Nell’esperienza umana il viaggio è un simbolo e una parabola importante, in quella cristiana si chiama pellegrinaggio. Non è questione di chilometri, né di avventure da raccontare. Non è questione di passaggio da un’esperienza all’altra e neppure è il crescendo di intensità d’emozioni. Non è questione di una meta lontana quanto piuttosto di trovare il centro. E’ l’umiltà di infilarsi ogni giorno le scarpe e mettersi in moto, per scoprire il cuore delle cose e l’animo delle persone. I veri “pellegrini” apprezzano il viaggio più che la meta, godono dei compagni di strada più delle albe e dei tramonti- E riempiendosi gli occhi di innumerevoli immagini vedono se stessi.