lunedì, aprile 06, 2009

Formiche


Stiamo aspettando il Vescovo che dovrebbe arrivare da un momento all’altro. Ci aveva preavvisato che sarebbe stato qui per pranzo assieme ad un “predicatore” per una giornata di spiritualità, domani, in preparazione alla prossima Pasqua. Ci sarà la Messa alle sei e trenta, poi la predicazione, l’adorazione e la preghiera di “guarigione e liberazione”. Il tutto potrebbe finire verso l’una o le tre del pomeriggio. Io sarò nel villaggio di Lomami, secondo il programma, per la daraja ya pili, la seconda tappa del catecumenato, qui con gli ospiti resterà p. Gianni. La mia è fortuna perché riesco a svignarmela o sfortuna perché mi perdo la preghiera di guarigione?
Oggi per Babonde è una giornata importante anche per un altro motivo poiché è arrivato giusto stamattina il nuovo medico che sarà il direttore dell’ospedale. Finalmente. Il lavoro di lobbing del capo di collettività, nonché deputato provinciale, ha portato frutti, nonostante i tentativi di sabotaggio da parte di coloro che non vedevano di buon occhio l’insediamento di un medico a Babonde. L’ingresso di nuove figure, il rimescolamento degli equilibri, la perdita di qualche potere all’interno della gerarchia sanitaria hanno fatto sì, fino ad oggi, che il bell’ospedale di Babonde rimanesse senza una guida competente ed adeguata: un bel guscio, solido, senza mandorla. Ma nel piccolo villaggio è così: il medico abiterà la casa a lui dedicata, e il precedente inquilino dovrà a malavoglia lasciarla libera; i pazienti che prima erano costretti a rivolgersi all’ospedale competente (a quaranta chilometri) ora si fermeranno qui, e con loro le relative parcelle per prestazioni, acquisto medicine e mercato locale; piccoli benefici, favori e premi dovranno essere rivisti. Tutto questo non manca di far parlare, discutere, sospettare e manovrare.
E’ pomeriggio oramai e sono sceso allo stagno di cui ne stiamo vuotando una parte. Voglio verificare il lavoro che ci sarà da fare e vedere se la pesca dei piccoli tilapia è stata abbondante. I libri dicono che dovrebbero raggiungere la dimensione di venticinque, trenta centimetri, ma la nostra acqua ed il nostro cibo fanno sì che si fermino alla triste misura massima di quindici. O forse sarà l’effetto dell’equatore troppo vicino. In ogni caso c’è una piccola folla che si sta disputando il pesche in vendita. Un fagottino di pesci per 500 franchi congolesi, il valore di circa mezzo euro. Non so se è a causa del prezzo basso o del fatto che ogni tanto a Babonde c’è il bisogno di mangiare qualche cosa di diverso dai fagioli e dal sombe per condire il solito riso e manioca. Comunque sia c’è bisogno di un servizio d’ordine, fatto in casa, per calmare gli animi di coloro che non sono riusciti ad averne. Tra qualche giorno vuoteremo un altro settore dello stagno, un po’ più ampio, vedremo come andrà a finire.
Il Vescovo ancora non arriva, così ne approfitto per scendere alla comunità delle suore per sistemare una lampada che non funziona, saranno loro a dover accogliere il medico con moglie e due figli, fino a che la “sua” casa non sarà un po’ sistemata, mentre alla falegnameria costruiscono il letto, tavola e sedie per la cucina, un tavolino e poltrone per il salone.
E’ allora, sulla strada, che due mamme mi informano della morte di una giovane donna, nostra vicina di casa, madre di due bambini. Suo papà stamattina, alla falegnameria, aveva fatto preparare due assi, in previsione, per costruirne la bara. Era appena ritorna dall’ospedale, quello a quaranta chilometri di distanza. Non hanno potuto fare nulla per lei e qui a casa è morta poche ore dopo il suo rientro. I bambini nel cortile piangono silenziosamente, una giovane donna fuori della porta di casa, seduta su di uno sgabello, legge una pagina della Bibbia. Cerco di entrare per recitare insieme una preghiera, ma stanno lavando e preparando il corpo. Ripasserò.
Dalla chiesa si sentono i canti rumorosi e festosi dei carismatici nel momento di animazione.
Il Vescovo, il predicatore, il medico, la gente, i pesci, la mamma e i suoi bimbi oramai orfani. Storie, vite che si incrociano o solo si sfiorano, quante “piccole formiche” che si agitano nel vasto universo pensando alle loro “grandi cose”. Che cosa è importante nel nostro agitarci? Noi sappiamo, o meglio, noi speriamo che Qualcuno farà la sintesi per noi.