mercoledì, febbraio 22, 2006

MONICA


Devo ripresentare Monica poichè è sparita da queste pagine troppo in fretta, misteri dell'internet. E' una conoscenza fatta appena partito dall'Italia. Ciao
Nel pomeriggio con Claudia facciamo visita ad una signora, Monica, appena operata (gli è stato asportato l’utero causa un tumore) ed ora è a casa in convalescenza. E’ una persona particolare o meglio speciale, perché ha adottato un bambino. Anzi forse non è tanto speciale viste le tante persone che con mille fatiche ma con grande coraggio adottano dei figli e viste le altre decine di testimonianze di condivisione e solidarietà che le comunità e le famiglie operano quotidianamente a Nyahururu. La sua storia merita comunque di essere raccontata.
Monica non ha potuto terminare gli studi, la mancanza di denaro sufficiente per pagare la scuola nonostante l’aiuto iniziale di uno zio, il padre dedito all’alcool, la necessità di lavorare presto… “Ma Dio non vuole che le persone soffrano a lungo”, ed ecco il matrimonio con James, del quale è innamorata oggi come allora, quando erano fidanzati: “una vera benedizione di Dio”, e tre figli, Bob, Lucy e Mothoni.
Il S. Martin nel suo progetto di recupero dei ragazzi di strada, sta tentando di sensibilizzare le diverse comunità, creando dei gruppi di sostegno e di animazione affinché si possano individuare delle famiglie affidatarie e Monica ne fa parte con entusiasmo. Non è affatto cosa semplice trovare chi sia disposto a prendere in casa un ragazzo di strada, spesso violento, abituato a sopravvivere da se stesso, incapace di obbedire ad alcuno.
Ora è per Mbogwa che si sta cercando famiglia, la sua è una vicenda difficile, abbandonato dalla famiglia nelle braccia poco affettuose della strada quando aveva l’età di tre anni ed ormai già da cinque sopravvive di espedienti assieme a ragazzi più grandi di lui. Cinque anni sulla strada sono lunghi e segnano profondamente la sua persona. Com’era prevedibile non si trova una famiglia disponibile, e i responsabili del S. Martin sono ora loro stessi a farsi avanti chiamando Monica ed invitandola a prendere in casa Mbogwa.
Monica da parte sua si sta dicendo che non può girare di famiglia in famiglia, come volontaria del S. Martin, cercando dei genitori affidatari, tentando di convincerli che è possibile accogliere un bimbo, fosse anche proveniente dalla strada, quando lei stessa non sa precisamente per esperienza diretta cosa questo comporti, sa anche che nella vita occorre dare l’esempio in certe circostanze.
Ne parla quindi con James e con i tre figli ed insieme decidono che “si può fare”, si potrà prendere Mbogwa per un periodo di prova di alcuni mesi, poi si vedrà.
Mbogwa quando arriva è letteralmente coperto di pustole e di pulci, ma sr Tiziana ha provveduto a delle medicine (una polvere bianca) che dovrebbe guarire il tutto. La casa della famiglia di Monica è una baracca di legno, come è normale da queste parti, nella zona di Nyahururu, in Kenya: una stanza dedicata ai genitori, ed una ai figli, un letto per le femmine e l’altro quello di Bob da condividere ora con Mbogwa. Bob è felice di avere finalmente un fratello con cui condividere i lavori quotidiani e il gioco, ora non si tira indietro nel momento di condividere il letto (sarà risparmiato dalle infezioni) e il giorno dopo condividerà anche gli abiti, scegliendo per il nuovo arrivato quelli più belli tra i troppo pochi a disposizione.
Racconta Monica:
“Abbiamo sempre sbagliato a pensare i ragazzi di strada un problema, e nei timori della decisione a pensare a Mbogwa come ad un problema. Mbogwa è stato una benedizione per la nostra famiglia, ha aiutato noi ad essere migliori, i nostri figli a crescere in modo diverso. Certo la durezza e talvolta la violenza che Mbogwa ha ereditato dalla strada, frutto di un amore mai ricevuto, non sono stati facili da affrontare, soprattutto all’inizio, per tutti noi, genitori e figli, ma poco alla volta le cose sono cambiate ed ora Mbogwa è tra i migliori degli studenti della sua scuola, ogni volta che ci siamo confrontati durante il periodo di prova, nessuno della famiglia ha mai avuto il dubbio se tenerlo o rimandarlo indietro”.
“Prima di andare alle scuole superiori – dice ancora Monica – Mbogwa pregava spesso per la salute di noi genitori così che ci fosse la necessaria possibilità economica per poterlo iscrivere. Le scuole superiori, soprattutto quelle di buon livello sono molto costose. Proprio in quel periodo invece mio marito Bob fu licenziato, in un periodo di grande crisi per il nostro paese. Fu allora che ci chiedemmo se non era il caso di rimandarlo indietro poiché non riuscivamo neppure a pagare le spese dell’altro nostro figlio Bob. Fu mio marito James a riflettere che una simile decisione non avrebbe comunque risolto il problema che andava invece affrontato diversamente, e se erano disposti a fare dei sacrifici per i tre figli avrebbero potuto farlo anche per quattro”. Fu poi la disponibilità del preside della scuola a rifiutare che Bob fosse ritirato a metà anno e a permettere ugualmente a Mbogwa di iscriversi l’anno successivo, in attesa che il marito trovasse un nuovo impiego. Mbogwa è sempre stato tra i migliori della scuola, nel tempo ha smussato molte delle spigolosità dei primi tempi delle quali hanno fatto prova soprattutto gli altri fratelli. Monica dice che li ha anche aiutati ad affrontare la vita in modo diverso, a far crescere attenzioni e aperture a tutti loro. Oggi sa essere obbediente ed ha promesso alla mamma adottiva una laurea, una casa ed un’automobile. Il papà James ha trovato lavoro al S. Martin e sta lui stesso costruendo pian piano una nuova casa più grande. Monica non vede l’ora che sia finita perché nel frattempo ha ospitato per alcuni giorni un altro bimbo di 8 anni, Wachira, che pur avendo la madre, vive però in stato di abbandono ed ancora non si è trovata una famiglia che lo possa accogliere. Ma Monica già vi si è affezionata ed è pienamente convinta che sarà lei a prenderlo.

domenica, febbraio 19, 2006

Il fiume Congo a Kisangani


Il fiume Congo da S. Gabriel, ossia alle radici della presenza cristiana in Kisangani, allora chiamata Stanleyville, e in tutto l’Est del Congo. Nel luogo che fu di p. Grison, primo nostro missionario a partire dal 1897. Qui sono anche le tombe dei numerosi nostri confratelli uccisi durante i moti del 1964. Scrivo al fresco di un solenne temporale equatoriale, dopo una umida ed afosa giornata. Sul fiume Congo, le piroghe vi scorrono lentamente, trasportando persone o pescatori. L’acqua defluisce con calma ed imponenza.

domenica, febbraio 12, 2006

Kisangani



Altra tappa raggiunta, la città di Kisangani dopo un pò di percorsi e il passaggio a Mambasa con il classico viaggio in camion.
Giada mi ha inviato questo che segue (grazie) e cosa di meglio se non diffonderlo?

Voi vi credete poveri,
"Voi vi credete poveri, ma è perché non avete coscienza delle vostre ricchezze. Prova ne è che se vi dicessi: «Eccovi dieci milioni in cambio delle vostre mani!» li rifiutereste. «Allora, datemi i vostri occhi per cento milioni!» e voi rifiutereste ancora. E se vi chiedessi di darmi la vostra lingua, il vostro naso o le vostre orecchie per delle somme fantastiche, continuereste a rifiutare. Ma allora, questo non solo significa che non siete poveri, ma anche che siete arcimiliardari! È come se qualcuno, proprietario di terreni e di castelli, si ritenesse povero perché non ha denaro liquido a disposizione. Voi credete di essere poveri perché non avete monete d’oro e neppure banconote. Ma in realtà, la vera ricchezza non è quella. La vera ricchezza è il vostro corpo fisico, con tutto ciò che potete realizzare grazie ad esso, e non solo: lo è anche il vostro cuore, il vostro intelletto, la vostra anima e il vostro spirito con i quali potete abbracciare l’intero universo."Omraam Mikhaël Aïvanhov

martedì, febbraio 07, 2006

A Casa

Decisamente le strade sono un'altra cosa rispetto al Kenia e All'Uganda, decisamente la polvere è un'altra cosa, così la burocrazia... ma mi sento a Casa qui in Congo, Jambo