mercoledì, novembre 05, 2008

Chiesa di mattoni?


C’era una canzone che andava di moda quando ero ragazzo, ma che oggi credo sia sparita dal repertorio dei “gruppi canto”, il cui ritornello diceva: “Chiesa di mattoni no! Chiesa di persone si!
Bene, a Babonde stiamo “bellamente” facendo il contrario: costruiamo Chiese. Una parrocchia missionaria, Babonde, con 41 villaggi. Di essi la più parte si incontra, celebra la messa ed in qualche caso fa scuola, in construzioni tradizionali. Il metodo impiegato è il medesimo che per la costruzione delle case. La tecnica tradizionale prevede l’intelaiatura di pali di legno infissi nel terreno, intrecciati e legati con corde ricavate dalle liane. Questo è il lavoro degli uomini. Per l’intonaco, prodotto con il terreno del luogo ed aggiunta di acqua – volgarmente chiamato fango – entrano in azione le donne. Infine di nuovo gli uomini con pali e corde per l’intreccio del tetto e le “tegole” prodotte alla machette con un legno dolce, chiamate “mapara”. Per coloro che desiderano una protezione più economica ecco le “ndelé” (intreccio di foglie di rafia, la palma che produce del buon vino – sinceramente io preferisco il distillato di questo vino), o ancora più economici, dei “pacchetti” di foglie o semplicemente dei fasci di lunghe erbe. Inutile dire che la “tenuta” all’acqua varia considerevolmente: 5/10 anni per le “mapara”; 6 mesi/un anno per le “ndele” qualche mese per le foglie o erbe. Occorre aggiungere che un migliore risultato si ottiene alimentando quotidianamente un fuoco all’interno della casa in modo da uccidere i numerosi insetti che si rifugiano e si nutrono del “tetto”. Uesto fuoco ha come inconveniente dei danni notevoli alla salute degli inquilini a livello di vista e di respirazione. Per le chiese il problema del fuoco non sussiste, ma quello della “durata” è sempre in agguato, molto spesso un colpo di mano alla “caduta precoce” delle costruzioni, è dato dalle termiti che mangiano dal di dentro l’intelaiatura di pali, o da forti raffiche di vento. Perché allora non pensare ad una chiesa di mattoni? E se attorno ad essa si concentrasse anche un nuovo impulso allo “sviluppo” sia della “qualità di vita” sia della forza della comunità cristiana? Due allievi muratori per ciascun villaggio che arrivano a Babonde per i primi rudimenti pratici – domani saranno gli esperti collaudati nel loro villaggio anche per la costruzione di scuole, ambulatori, case –; il lavoro comunitario dei cristiani per scavare le fondazioni, estrarre le pietre e la sabbia, pressare e cuocere i mattoni; l’entusiasmo e il coraggio di tutto un villaggio che si mobilita per un obbiettivo comune e che nella perenne ristrettezza economica minata da “urgenze” di ogni genere riesce a raccogliere del denaro per acquistare due tre sacchi di cemento… Per le lamiere del tetto si vedrà in seguito… qualcuno aiuterà.Chiesa di mattoni? Chiesa di persone? L’enigma permane. Tentare le due soluzioni nello stesso tempo resterà un azzardo? Ci dimenticheremo dei poveri? Oppure potremo dimostrare che esistono delle energie inesplorate che, ben indirizzate, potranno fare meraviglie in tutti i settori? Una risposta rapida non è possibile. L’Africa della foresta è l’Africa dei tempi lunghi. Qualche anno appena… e potremo fare verifica.