mercoledì, novembre 05, 2008

Chi comanda la guerra?


Da più di un decennio oramai, è a partire dall’Est del paese che prendono origine instabilità e ribellioni armate. E’ a partire dalle provincie vicine alla nostra del Nord e Sud Kivu, che tutti i “liberatori” si affacciano sulla scena militare e politica portando con sé l’abituale sovrabbondante “prodotto” di vittime innocenti, di profughi, di distruzioni, aggiungendo miseria alla povertà, moltiplicando disperazione alla mancanza di prospettive per l’avvenire.
E’ la storia ed il dramma di questi giorni per decine e centinaia di migliaia di persone: fuga, fame, perdita di ogni bene, malattia, morte. Da anni un piccolo gruppo di ribelli, 1.500/2.000 soldati, tiene in scacco la più grande forza di pace dell’ONU (17.000 uomini dei quali l’80% in queste regioni). Ugualmente tiene in scacco l’esercito regolare di un paese sotto tutela internazionale che funziona in base ad aiuti esterni - quasi mai gratuiti - e ad una esponenziale corruzione interna.
Chi comanda la guerra? Ricco da morire il Congo e l’Est del paese alimenta e sazia l’appetito goloso dei paesi vicini; ricche buste (bustarelle) nutrono il silenzio o una indolente impotenza degli “eletti” al governo; taciti accordi e prezzi da pagare per guerre precedenti chiudono occhi e bocche di influenti diplomatici; progetti “geopolici” strumentalizzano e legano le mani alle agenzie di pace internazionali. E’ così che diamanti, oro, coltano, rame, uranio, legno pregiato e finalmente petrolio insieme a tanto altro ancora, producono la morte dei congolesi e la vita di altri. Quanti nuovi affamati delle risorse del Congo si affacceranno ancora? Sono essi che comandano la guerra e molto spesso non hanno volto anche se il “capo nemico”, il ribelle, si può chiamare per nome (Laurent Kunda, o Kony…), anche se si può far leva sulle differenze tribali e i possibili antagonismi. La guerra è comandata dagli “appetiti”. Un appetito saziato sempre e ad ogni costo, avvelena la vita e alla fine uccide. Saranno capaci gli uomini di educarsi all’astinenza? Ne saranno capaci se attarverso essa conquisteranno un bene più grande: la vita dei fratelli. Lo sapranno riconoscere?