martedì, ottobre 10, 2006

Immagini


Isiro
Martedì 10 ottobre 2006

Siamo ad Isiro. L’internet da alcune settimane funziona anche qui. E’ una città originale Isiro. Si attraversano più volte le rotaie a scartamento ridotto di quella che fu la ferrovia ma che da decenni non vede più passare un treno e rimane solo come impiccio alla circolazione. Una vecchia pista per aerei è ora campo coltivato, la vecchia fabbrica della birra, un grande complesso abbandonato.
Il presidente Kabila durante la campagna elettorale ha fatto dono di un enorme gruppo elettrogeno per fornire la corrente elettrica dalle 18.00 alle 21.00. Anche questa mancava da decenni. Tra alcune settimane ci saranno nuovamente le elezioni, il secondo turno che vedrà Joseph Kabila, vincente all’Est del paese ma non nella capitale, contrapposto a Jean Pierre Bemba, vincente nella capitale ma non all’Est. A Kinshasa hanno conosciuto le armi di liberazione di Kabila e non lo possono votare. All’Est hanno conosciuto la ribellione e il cannibalismo dei soldati di Bemba e non lo possono votare. Si dice che talvolta occorre scegliere il male minore, e questo credo sia il caso. Per tornare ad Isiro, l’acqua dell’acquedotto funziona qualche ora al giorno. In compenso il nuovo aeroporto ha una delle piste di atterraggio migliori del Congo, costruito dagli americani al tempo in cui erano amici con il colonnello/dittatore Mobutu, in una zona strategica nel cuore dell’Africa. Qualche chilometro di strada asfaltata lo si ritrova appunto uscendo dall’aeroporto. Ad Isiro si riescono a trovare tutte quelle cose che in “brusse” non ci sono. Pezzi di ricambio per la macchina, attrezzi, medicine, libri scolastici arrivati da Kisangani per aereo, e quelli arrivati dall’Europa con altro materiale (GRAZIE), Bibbie, cavo elettrico, diodi per i pannelli solari, uno stampo per fabbricare i blocchi di cemento, latte in polvere (non solo Nestle), un vasetto di marmellata per fare un piccolo dono alle suore. Quando arriva una lettera, un piccolo regalo, il pensiero di qualcuno, è sempre salutato con molto calore. C’è una università, con l’immancabile pedagogia, ma anche tre anni per infermieri specializzati ed alcune altre facoltà.
Numerose sono anche le “maison d’achat des diamants”, per acquistare oro e diamanti provenienti dai cercatori dell’interno. Una di queste case porta il nome “Paix du Crist”, la pace di Cristo. La religione non è mai un fatto privato. Come nessuna altra cosa, soprattutto nei piccolo villaggi. Ma l’abuso è spesso a portata di mano, usata come specchietto per le allodole, per fare cassa. Altre volte semplicemente ci si affida a Dio, per la salute come per gli affari. Dall’interno, in queste ultime settimane, specialmente da un paio di zone dei nostri villaggi dove si scava per cercare l’oro, sta venendo anche la peste polmonare, frutto della sporcizia mescolata all’alimentazione e ai topi. Trasmessa per via aerea può diventare pericolosa. E già vi è un forte viavai di medici locali e dell’O.M.S. per fronteggiare e prevenire quella che potrebbe divenire una crisi sanitaria. Cominciano già ad affluire i medicinali adatti e se la malattia è presa in tempo può essere curata in modo opportuno.
Oggi siamo stati in casa dei padri comboniani, il nostro intento, poiché hanno un garage fornitissimo ed una officina, era di prendere una guarnizione per la testa motore della Land Rover. Scopriamo che oggi è la festa di Daniele Comboni, loro fondatore e grande missionario in Africa. E’ ottobre ed è mese dedicato alla missione nella vita pastorale della Chiesa. Beh, una preghiera particolare non è vietata a nessuno. Ciao.

Mongotu

Ciao, a tutti
Approfitto del collegamento internet per inviare qualche riga da Babonde
questa singolare porzione di mondo, immersa nella foresta equatoriale
congolese. Utilizzo la vecchia rubrica di indirizzi, non più aggiornata. A
qualcuno che ha cambiato mail questa lettera non arriverà, a qualcun altro
arriverà inopportuna poichè la sua casella di posta si trova presente nella
mia rubrica per altri motivi, in seguito a chissà quale contatto: chiedo
scusa.
Fanno oramai sei mesi che ho raggiunto questo villaggio e tento qualche
riflessione,
non un bilancio, poichè sento che sarà ancora forzosamente lungo il periodo
di inserimento: la differenza di clima, lingua, cultura, ritmi, è bellezza
da scoprire ed ostacolo da superare.
Studente poco recettivo di lingua swahili, mai come in questo periodo sento
quanto sia forte la potenza della parola per entrare in contatto, per
accogliere, ascoltando, e per comunicare. E' quando qualcosa ti manca che ne
comprendi meglio il valore. In questo periodo sperimento appunto la
difficoltà del comunicare, dell'esprimersi con spontaneità. Colgo sotto una
luce diverso il fatto che Gesù Cristo si è definito lui stesso la Parola. Se
una Parola ti cerca, ti raggiunge
e la puoi comprendere, se una Parola riesce a toccare il profondo del cuore,
in quel momento si schiude un mondo, si spalanca una porta che annulla
possibili
solitudini, cancella la paura di ciò che è temuto perchè ancora sconosciuto.
E' bello sapere che in Gesù Cristo la Parola si è fatta carne
per farsi pienamente comprensibile a noi uomini
e che egli ha voluto inviare uomini ad annunciare la Parola.
Questo tempo è anche un tempo propizio per cogliere l'importanza della
"presenza", dello "stare", indipendentemente dalle parole che si possono
spendere, dalle azioni che si possono fare.
Beh non non voglio continuare con pensieri di spiritualità, anche se occorre
confessare che senza il pane quotidiano dello spirito, dell'animo, la
povertà e il limite della nostra umanità si fanno poco sopportabili. Voglio
invece, come chi scatta delle fotografie cogliere e conservare qualche
immagine tra quelle che mi passano davanti agli occhi.

I figli, ricchezza di ogni casa.
Assieme alla vegetazione esuberante sono i bimbi una delle realtà che
colpiscono un occhio occidentale. Non può passare inosservato il numero, per
ciascuna famiglia una media di
otto. E' la gioia e il colore, la curiosità e lo stupore che come d'incanto
esce fuori dai cortili ogni qualvolta qualcosa di nuovo compare al
villaggio, lungo la strada, o nelle sere di luna piena attorno al fuoco e ai
tamburi. Qualcuno ha detto, un pò scherzando che nella disastrosa situazione
economica e politica del Congo, quella dei figli è l'unica fabbrica che
funziona. "Come frecce nella faretra di un eroe, sono i figli": così canta
il salmo. E certamente sono una benedizione, sono cercati e amati, anche se
al momento
di inviarli a scuola e per altre necessità, come le cure mediche e
il vestire, il numero incide negativamente sulle magre finanze. I
piccoli da lontano vengono correndo per salutare e stringere la mano, non
hanno timore, amano farsi coccolare. Aiutano nei lavoro del campo, nella
"servitù" dell'acqua e della legna da procurare quotidianamente, a partire
da distanze accettabili talvolta, altre volte un pò meno ragionevoli. E'
difficile capire di chi siano veramente, poichè chiamano "fratelli" i
cugini, padre e madre cadetto o
madre
e padre primogenito quelli che noi chiamiamo zii.
Fratelli sono anche altri figli della stessa famiglia allargata, o quelli
che dai
villaggi
più interni vengono ed abitano nella casa dei parenti in un villaggio più
grande per
proseguire gli studi, così da ritrovarsi ad avere una madre che ha generato
ed un'altra che ha nutrito.
C'è da guardare meravigliati la solidarietà che stringe insieme una
famiglia, che mai è famiglia nucleare (è una espressione strana questa, in
questi giorni di rinnovati dissidi militari suona quasi pericolosa), che
sempre è risorsa in un ambiente ostile, anche se con qualche aspetto
negativo quando qualche "parassita" in nome della famiglia vive sulle spalle
del fratello più intraprendente o laborioso o fortunato. Tutti hanno
qualcuno della famiglia a Wamba (città di riferimento per quelli di lingua
swahili) o a Isiro (città del commercio locale dell'università e
dell'aereoporto) o a Kisangani (capoluogo della regione).

La strada.
Oggi domenica 8 ottobre è veramente da raccontare. Le sf...fortune vengono
tutte inseme? se Si! per un pò di tempo dovrei stare tranquillo. Partiamo
stamattina per raggiungere Isiro e prendere finalmente la "boite de
transfer" pezzo importante e costo per la Land Rover, in modo da avere la
4x4 e le riduzioni di velocità davvero necessarie per non distruggere altri
pezzi della macchina quando ci si trova nel fango. Rimaniamo impiantati.
Nulla di grave, pala e piccone risolvono velocemente il problema, ma in
contemporanea "panne" della pompa di alimentazione. Siamo bloccati. A piedi
raggiungo il centro vicino e cerco una motocicletta per raggiungere la città
e vedere come risolvere la faccenda. Dapprima alcuni giovani propongono un
prezzo assurdo per trasportarmi e spargono la voce dimodo che tutti chiedano
la stessa cifra. Infine un medico dell'ospedale mi offre la sua moto. Dio
sia lodato. Una medaglia ha sempre due facce. Dopo alcuni chilometri
pioggia, come si è soliti vedere da queste parti. Dire che è abbondante è un
eufemismo. Mi fermo attendo. Al momento di ripartire la "candela" fa le
bizze e ovviamente il kit pronto soccorso non c'è al suo posto. Cerchiamo un
riparatore, spingendo per qualche chilometro (anche in salita), che non ha
la chiave adatta. Fermiamo una moto di passaggio e risolviamo la faccenda.
E' il direttore responsabile di tutte le scuole primarie della zona e
propone di fare la strada insieme fino alla città ancora trenta chilometri,
ci vorranno tre ore, con il fango e il buio che si avvicina. Rimango
nell'acqua e nel fango fino al ginocchio. Il mio abbigliamento non è da
moto, sono fradicio e i sandali rimangono impigliati nella melma della pozza
d'acqua. Devo prima liberarmi i piedi per uscire e poi recuperarli con le
mani; in due (le facce della medaglia...) spingiamo fuori la moto, da solo
non ce l'avrei fatta. Siamo infine arrivati, sfiniti per il cross acquatico
sopportato, ma bene. Siamo ospiti, come d'abitudine, dai padri della
Consolata. Il tempo di depositare la moto e un cane che è già di guardia al
cortile, vista l'ora, mi azzanna senza nulla dire senza nulla aggiungere,
pardon, senza abbaiare, e tutti sanno, can che abbaia non morde! ebbene ora
posso dire che il contrario è perfettamente vero. Il pantalone robusto e la
non perfetta convinzione del cane nel saltarmi addosso, mi salvano in parte.
In compenso l'ospitalità sarà perfetta, copresi abiti asciutti. Per contro
nostro autista dovrà passare la notte sulla strada per vegliare sulla
vettura.
Al di là della piccola vicenda simile a molte altre e di tutti coloro che
viaggiano o che commerciano, la penosa condizione delle stade congolesi e
delle comunicazioni è una piaga aperta che rende il grande paese, otto volte
l'Italia, ancora più vasto, e rende la foresta con i villaggi che contiene,
ancora più impenetrabile. Tutto costa enormemente a causa del trasporto. Le
biciclette sono il mezzo più utilizzato con carichi impressionanti per i
volumi e per il peso. Nei villaggi ci sono i "posti di salute"; nei villaggi
un pò più organizzati ci sono i "centri di salute"; nel villaggio di
riferimento per una collettività (tribù) c'è un ospedale di zona; ad Isiro e
Wamba c'è un ospedale con qualcosa degno del nome, per quanto noi siamo
soliti associare ad un ospedale. Ma chi potrà viaggiare tanto, e chi potrà
raggiungere Butembo, Kisangani o Kinshasa? C'è solo da pregare di star bene.

Avevo pensato di scrivere qualcosa d'altro, descrivere qualche altra
istantanea. Ho le immagini davanti a me, ma vedo che il tempo sfugge, così
ve li annunzio soltanto, sarà per me una sorta di promessa da mantenere.

La donna, quella che viene dopo sua zia.

L'oro e la peste, i nuovi ricchi.
Come tutti sanno il Congo è definito uno "scandalo geologico" per la
ricchezza enorme di risorse del sottosuolo. Per ritornare tristemente al
nucleare è nel Congo che è è stato estratto l'uranio per costruire le bombe
di Hiroshima e Nagasaki. E' dal Congo che proviene la più grande quantità
del Coltano il materiale che serve a fabbricare le sempre più resistenti e
potenti batterie dei telefonini e per la componentistica informatica e
spaziale. Ma senza andare tanto lontano e per restare ai classici materiali
preziosi, ossia oro e diamanti è sufficente fare qualche chilometro, una
trentina, da Babonde per potersi dedicare ad una ricerca. Proficua? Lo scavo
è fatto a mano, pala piccone, barra di ferro, setaccio. Qualcuno ha fortuna,
molti giovani tentano la sorte per uscire dallo scontato destino di
agricoltori del campo per una economia di sussistenza. Nel villaggio vengono
chiamati i "nuovi ricchi" quelli che arrivano a comperarsi una motocicletta,
qui è famosa la Senke di fabbricazione cinese. Sono sufficienti all'incirca
700 $ per acquistarla. E' oggi una sorta di status simbol. Per i villaggi
limitrofi l'arrivo di persone nuove dal di fuori che devono acquistare il
cibo e hanno dei soldi è diventato proficuo anche se i prezzi sono
aumentati. Non si può lavorare per molto tempo nella "miniera", il fisico
non regge. Fino ad oggi il pericolo è stato la tubercolosi e un pò di Aids,
fortunatamente poco diffuso. Ma in queste settimane è una impressionante
serie di decessi, che colpisce persone giovani ad avere allarmato il
personale sanitario. Si tratta di peste polmonare. Si sono affacciate le
organizazioni internazionali l'O.M.S. per tamponare immediatamente il
problema. Sarà soprattutto l'informazione lo strumento strategico per la
prevenzione, poichè d'abitudine si ricorre all'ospedale solamente quando si
è alla fine e non c'è più rimedio, questo succede per questo tipo di
malattia come per altri. Al contrario i medicinali per curare la peste ci
sono e stanno arrivando. Per ora sono gratuiti per i malati conclamati ma lo
saranno prossimamente anche per i familiari, appunto per una prevenzione
efficace. Se devo essere sincero di veri nuovi ricchi, non ne vedo molti,
forse altrove, per quelli che vengono da fuori a comperare e rivendere le
pagliuzze o le pepite d'oro.

L'attesa di un pallone.

La musica e la danza.

La strada e la "psicologia" degli animali.

Vi saluto con l'immagine di un animaletto simpatico e strano. Ha gli occhi
spalancati di chi curioso vede tutto nuovo intorno a sè. E' infatti un
animale notturno della foresta. Qui è chiamato Mongotu che nella lingua
Lika, il dialetto della tribù di Babonde, significa all'incirca "quello che
non molla". Potete infatti vedere bene di qual tipo di zampe è dotato. La
sua presa è irresitibile. I pigmei dicono che se, ferito a morte, si
aggrappa ad un ramo, una volta morto occorre tagliare la zampa per
staccarlo: non molla!
Beh è una sorta di augurio per tutti coloro che hanno un progetto da
realizzare, che hanno una chiamata a cui rispondere.
Ciao, p. Renzo.

Fa oramai molto tempo fa

Sabato 12 agosto 2006

E’ agosto, è ferragosto, ma noi siamo in piena stagione di pioggia, anche se il peggio si manifesta a ottobre. Davvero devo sforzarmi un poco per immaginare l’agosto italiano, ferie, sole, caldo impossibile, il ferragosto… Il 15 sarà giorno feriale, lavorativo come tutti gli altri. Pioggia, motocicletta, fango e fretta sono degli ingredienti che non stanno bene insieme. Oggi ne faccio esperienza. La trappola è sempre in agguato, senza conseguenze particolari se non l’esperienza da mettere nel bagaglio, acquistata stavolta ad un prezzo non troppo elevato, direi a buon mercato.

mercoledì 9 agosto 2006

Siamo ad agosto inoltrato ed è tempo di scrivere qualcosa. Sono state settimane intense: l’arrivo degli operai per continuare la costruzione della chiesa di Gbunzunzu ci ha costretti a cambiare ritmo, nel senso che occorre rifornirli di materiale attraverso la vecchia Land Rover che utilizziamo oramai come un piccolo camioncino. Mangia carburante e olio-motore a volontà, ma funziona! Vista la mancanza orami cronica di planche ossia di assi di legno da lavorare, noi stessi siamo ne siamo diventati produttori, almeno per il momento, beneficiando di una motosega e di una persona esperta venuta da Wamba, superando qualche difficoltà con i capi villaggio per ottenere il permesso necessario. Per contro il carburante tarda ad arrivare, per cui ovviamo inviando dei kumba kumba – trasportatori di materiale di ogni genere in bicicletta – a Isiro. Ci costa caro ma almeno non restiamo bloccati. I kumba kumba trasportano fino a 100/120 kg di materiale, spingendo spesso a mano il loro carico nei frequenti tratti in salita.
Stamattina usciamo assieme ai due confratelli e ad un altro seminarista di Babonde in stage con due motociclette, sotto la pioggia, per Fungula, il vicino villaggio. Celebriamo la Messa, visitiamo i malati, parliamo con i catechisti…ne approfitto per prendere alcune informazioni sulla sanità, la scuola. Mi impressionano alcuni numeri. La scuola primaria ad inizio anno ha avuto 390 iscritti, ma solo 200 hanno terminato regolarmente. E’ una scuola riconosciuta ma non “meccanizzata”, ossia non riceve alcun aiuto dallo stato, né per la struttura, costruita in materiale identico a quello per le capanne (poto poto), né per la didattica, né per il salario degli insegnanti. Quindi, sta alle famiglie il provvedere al tutto. Ecco che, se in molti cominciano, durante l’anno, buona parte di essi sono forzati al “ritiro” per mancanza di mezzi. Il direttore mi mette al corrente che una ventina di orfani erano sostenuti dal p. Gianni, ora costretto a curarsi in Italia in seguito ad un incidente in motocicletta. L’aiuto era possibile grazie anche ad una associazione “La Rete Radiè Resch”. Per mezzo della stessa associazione la cosa potrà senz’altro continuare. Molti di questi bimbi e bimbe mostrano un grande interesse per la scuola. E’ simpatico notare questa costante: chi proporzionalmente più è in difficoltà, più dimostra interesse e capacità.
Lo stesso direttore aveva avviato un istituto secondario, le nostre scuole superiori per intenderci, dopo i sei anni di scuola primaria, ma ha dovuto rinunciare per mancanza di insegnanti qualificati. Anche gli insegnanti delle scuole primarie sono spesso persone che hanno terminato i primi quattro anni delle scuole secondarie e la qualità dell’insieme ne risente abbondantemente.

Domenica 30 luglio 2006
Scrivo tranquillamente nella notte silenziosa di Babonde. Apparentemente nulla di differente dalle altre notti, se non che è trascorso oggi un giorno storico per la nazione congolese, ossia la giornata delle prime “elezioni libere, democratiche e trasparenti” dopo 40 anni. L’incredibile è che è tutto vero… per molti versi impensabili in questo immenso Congo.
Per molti un giorno di festa, dopo quasi 6 anni di “transizione”, che potranno portare fuori dal pantano la nazione, donandogli un presidente ed un parlamento legittimamente eletti, e non sedutisi al potere dopo averlo preso con la forza. Questa è l’attesa di tutti. Tutto il processo è ancora in corso, la buona volontà e le persone di buona volontà non mancano.