mercoledì, giugno 25, 2008

Giustizia, Adulterio, Società civile,Coraggio.


25/06/08
Già, giustizia! Ad ogni paese il suo modo di intenderla.
Cosa ne direste del fatto che un giovane sorpreso in “fragrante adulterio” con la terza moglie di uno “chef” tradizionale, è punito, e con lui l’adultera?
La legge statale congolese prevede da uno a tre mesi di reclusione per la colpa dell’adulterio, ma non riconosce ufficialmente la poligamia. Quindi a rigore di termini la terza moglie non è moglie e l’adulterio di fatto non c’è stato. Ma è una logica che non tiene.
Il giovane e la donna, nudi e ben battuti, hanno camminato fino alla prigione, coperti di oltraggi. Lì sono rimasti feriti ed affamati per alcuni giorni prima che i rappresentanti della Società Civile si presentassero per sincerarsi delle condizioni dei due rei, reclamando la necessità di cure e di alimentazione.
Già, la Sociatà Civile. Nome misterioso per indicare una realtà ancora non conosciuta ma che ha già fatto la sua apparizione – non timida – anche a Babonde, ultimo anello di una rete che si sta beneficamente diffondendo su tutto il territorio nazionale. Per intanto a Babonde significa un piccolo nucleo di persone con a cuore la difesa dei diritti delle persone, di fronte alla non conoscenza della legge e all’abuso di potere da parte di numerose realtà, quali i capi tradizionali, la polizia, i militari, gli agenti del governo… Un lungo periodo di transizione (cioè di quasi assenza del governo centrale) e un altrettanto lungo periodo di anarchia negli anni delle differenti ribellioni, hanno fatto sì che coloro che potevano approffittare di una qualche autorità lo hanno fatto, sempre senza vergogna, e talaltra senza misura né scrupoli.
Due giorni dopo l’ispezione alla prigione e l’annuncio di un rapporto da inviare ai superiori, due dei rappresentanti della nostra Società Civile, partono per una nuova misione: indagine in un villaggio ove la polizia ha saccheggiato arbitrariamente polli e maiali di numerosi famiglie dietro il pretesto dell’infrazione al Salongo (il rifiuto di lavorare per un qualche interesse comunitario: manutenzione di strade, scuole, ambulatori sanitari…). Ma il loro viaggio si arresta bruscamente poiché il capo locale, di cui sopra, ed i suoi uomini insieme, li circondano e li minacciano seriamente: ”chi è questa società civile?”, “cosa pretende di essere?”, “con quale diritto interferisce nelle faccende di un capo?” “vedrete cosa vi succederà”… Fortunatamente nel luogo dell’assedio, la rete telefonica è attiva (nel nostro territorio lo è a macchia di leopardo e i nostri sono caduti su una buona macchia) e l’intervento telefonico della massima autorità locale permette ai due di uscirne indenni. I due sono scossi, ma non intimiditi, fedeli alla metodologia della nonviolenza, hanno tenuto testa alla situazione senza farla degenerare… anche di questo faranno rapporto.
Coraggio, già, occorre parlare di coraggio perché in luoghi chiusi come lo sono i villaggi in missione l’autorità dei capi e la forza della tradizione la fanno da padroni, assieme ad una ‘paura ancestrale’ che pone freno e fa da blocco ad ogni novità che tenta di emergere. Ma in un luogo fertile come la foresta tutto quello che getti per terra germoglia rapidamente, con forza. Unica attenzione da avere è seguirne la crescita. Ecco che a distanza di settimane gli uomini della Società Civile sono chiamati a ‘tenere lezione’ ai capi locali radunati in consiglio; ecco che il capo della polizia chiede almeno di essere avvisato prima che sia fatto rapporto ai suoi superiori (forse nelle sue parole prevale più l’intenzione di un accomodamento preventivo da ricercare, più che la manifestazione di aver compreso qualcosa su un nuovo modo d’agire).
Tutto bene?
Nel frattempo il capo in questione ha fatto bruciare la casa della famiglia della donna adultera, e non ha mancato di minacciare la famiglia del segretario della Società Civile.Un direttore di scuola primaria, parlando di tutte queste cose mi chiede: “Ma… forse che il giovane e la donna adultera non dovevano essere puniti?”