giovedì, luglio 06, 2006

Veronica
Mi sembra bello diffondere una lettera/storia raccontata da un’amica, Claudia, laica missionaria in Kenya per tre anni.
Veronica: è stata lei quest’anno ad aiutarmi ad entrare un pò più in profondità nel mistero della Pasqua e che sta cercando di aiutarmi a viverlo.
È lei il Gesù che soffre, umiliato e dimenticato da chi gli è vicino, dagli stessi che egli ama e per i quali dà la vita.
Ed è lei che mi aiuta ad allargare lo sguardo, a vedere e ad amare non solo i poveri che voglio vedere ed amare io.
È lei che mi aiuta a credere e a sperare nella Risurrezione, che mi insegna che Gesù è morto e risorto per ogni uomo e per tutta la creazione.

È stata la mamma ad accompagnarla un mese fa in una delle cliniche dove lo staff del Progetto per le Persone con Disabilità incontra regolarmente i disabili della zona (di fatto si tratta del cortile esterno di una scuola elementare).
Veronica è stata accompagnata perché ha più di quattro anni ma non cammina e non si regge in piedi. In realtà basta poco ai colleghi per capire che uno dei suoi problemi principali è la denutrizione.
Viene dato alla mamma qualche consiglio sull’alimentazione e qualche indicazione sulle parallele da costruire con dei pezzi di legno per aiutarla a reggersi e magari, piano piano, a muovere qualche passo.
Decidiamo di accompagnarla a casa per vedere dove abita, per sapere come raggiungerla nel caso non venisse più riaccompagnata alla clinica.
Ci sono altri bambini che girano in quella che è difficile definire casa tanto è piccola, spoglia, povera.
Scopriamo che questa donna ha avuto 10 figli. Molti sono sposati o comunque fuori casa ma una delle figlie, Mary, dopo una lite con la nuova famiglia, decide di ritornare a casa con i suoi due figli, l’ultimo dei quali ha poco più di 3 mesi.
Arriviamo nella casa nel primo pomeriggio ma non c’è neppure il fuoco preparato perché non c’è niente da cucinare. I bambini sono sporchi e pieni di pulci penetranti.
Ma siamo tutti sconcertati e preoccupati per Veronica, per la sua alimentazione, per la sua igiene, per la sua crescita…

Siamo ritornati più volte a trovarla, a vedere come andava, a controllare se le due donne di casa (mamma e sorella maggiore) stavano collaborando con i volontari della zona che si stanno dando da fare per aiutare Veronica: qualcuno si è reso disponibile a dare alla piccola della frutta; qualcuno una tazza di latte al giorno; qualcun altro un uovo al giorno…
Alla famiglia viene chiesto solo di accompagnare la piccola in paese che è proprio lì vicino ma sembra che non ci sia molta collaborazione da parte loro.
Spesso la mamma non è in casa e né lei né la figlia maggiore portano Veronica a prendere il cibo.

Facile chiedersi come sia possibile… Facile arrabbiarsi… Facile pensare di portar via la bambina o di portare noi quanto serve… Facile anche aver voglia di mollare tutto …

Un giorno il marito di Mary dopo un lungo silenzio si presenta a casa e, arrabbiato per la situazione nella quale trova i figli, decide di portarsi via il più grandicello.
Mary sembra avere qualche problema mentale e non ci sembra molto in grado di badare neppure a se stessa per cui pensiamo che la nonna paterna ed il padre possano essere la soluzione migliore per il piccolo e poi rimane una bocca in meno da sfamare e forse un po’ di attenzione in più per Veronica.

Ma Gesù sulla croce non si è dimenticato di nessuno, neppure dei due ladroni che aveva al suo fianco e di tutti coloro che – ai piedi della croce – “non sanno quello che fanno”.
E nella sua sofferenza massima, prima di morire, ha affidato Maria a Giovanni e lui a Maria.
Quasi a ricordarci di avere uno sguardo ampio davanti alla vita e alla morte, davanti alla sofferenza, davanti all’umanità intera; ad insegnarci a non scegliere noi i poveri, i piccoli, i sofferenti; a non decidere noi chi ha più bisogno di amore…

Veronica è fragile, denutrita, forse anche malata ma non posso essere cieca e sorda davanti alla povertà di Mary che non ha saputo costruire una famiglia, che dopo aver perso il marito ora ha perso anche un figlio e che sa di essere rimasta con l’altro solo perché ancora troppo piccolo.
E non posso non pensare alla fatica di questa mamma, alla sua preoccupazione e sofferenza per tutto quanto sta accadendo.
Questa mattina le abbiamo fatto vedere una foto di lei e Veronica. Ha abbassato la testa e ci ha detto che non riesce a vederla: ha un problema agli occhi e ce l’aveva detto quel giorno in cui l’abbiamo incontrata ma poi… noi abbiamo scelto di pensare e preoccuparci solo di Veronica.
È facile e malvagio giudicare senza sapere, senza conoscere, senza cercare di capire, senza amare.
Ed il giudizio chiude gli occhi del cuore e ci fa dimenticare il bene, il buono.

Come è possibile pensare che questa madre non abbia a cuore la salute dei suoi figli e dimenticare che è stata proprio lei a portare a piedi la bambina alla clinica, a gridare il suo bisogno di aiuto, a chiedere di aiutarla a prendersi cura della sua piccola???

Oggi ho capito che fintantoché sarò io a decidere chi è povero e chi non lo è, a scegliere chi amare e come amare, per me non è ancora la Risurrezione.

Veronica ci ha portato alla sua famiglia e ci chiede di prendercene cura come Gesù ci ha portato a guardare e ad abbracciare la sofferenza, la fatica e la speranza, la morte e la Vita Nuova non solo di quelli che scegliamo noi ma di tutta l’umanità.

« Così dice il Signore Dio:
… darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro;
toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne » (Ez 11,19)