giovedì, luglio 06, 2006

Bamoka


Domenica 4 giugno 2006
Bamoka
Stamattina celebrazione dell’Eucaristia a Bamoka. Mi accompagna il confratello fr. Egide, io celebro la Messa e lui predica e mi fa vedere “come si fa”. Il villaggio non è molto lontano, una dozzina di chilometri che percorriamo con la motocicletta. E’ giornata di mercato a Babonde, il centro più grosso, di riferimento, per cui i cristiani alla messa non sono molti, comunque più di 150, la chiesa è appena sufficiente oggi, a loro piacerebbe ingrandirla per permettere ad un numero più grande di cristiani di partecipare. I catechisti sono 4, con un consiglio pastorale. Sentono forte l’isolamento e l’impossibilità di poter sviluppare qualsiasi cosa a causa della mancanza di strade, di sicurezza, di accompagnamento da parte delle autorità. Quasi mai è certo che un progetto iniziato possa tranquillamente raggiungere il suo fine. Unico lavoro è l’agricoltura, si può anche produrre bene, ma per vendere dove?… trasportando la merce come? Per arrivare a Bamoka ci sono diversi saliscendi, e piccoli ruscelli da attraversare. Con dei tronchi di legno si costruiscono piccoli ponticelli sufficienti per far passare una vettura, anche se l’unica a passare di qui in qualche rara occasione è quella della missione di Babonde. Ora uno di questi ponti è da risistemare, alcuni tronchi non reggono più. La comunità cristiana è pronta a fare il lavoro, ma teme di scavalcare l’autorità del capo villaggio, al quale spettano simili decisioni, che tardano a venire. Occorrerà incontrarlo e suggerirgli la decisione da prendere. Il mercato di Babonde, due volte per mese, è luogo di incontri, di scambi, di raccolta di informazioni.
Parlo loro di internet, ma è solo un’altra tessera mancante di quel mosaico di cose che qui forse non vedranno mai. Pensano all’Europa come al paese dove tutto sicuramente è più felice, facile, a portata di mano. Posso loro dire che sicuramente ci sono molte più cose ma non necessariamente molta più felicità… Ogni uomo, ovunque, è alla ricerca di quello che non ha, e sempre gli manca qualcosa… che stia cercando nella giusta direzione? Migliorare le proprie condizioni di vita è senz’altro buona cosa, un debito che abbiamo nei confronti dei doni di intelligenza ricevuti. Ma non è ancora l’acqua viva che disseta. Oggi è Pentecoste, il dono dello Spirito permette a popoli differenti di comprendere l’unico linguaggio di un amore ferito ma vittorioso, esigente ma contagioso, che chiede la lotta, soprattutto interiore ma dona la pace.