domenica, gennaio 06, 2008

Pronti per la festa


Natale 2007

5,30 del mattino, è domenica dell’Epifania, sono ad Isiro. La messa dovrebbe essere alle 6.00 poco lontano da qui, assieme ad un padre della Consolata, dove sono ospite ogni volta che vengo in città. Al contrario ci siamo accordati con due coppie di spagnoli per celebrare in francese. Sono missionari laici che rimangono in Africa per un progetto di tre anni. Uno di essi è un ragazzo molto capace con internet, così prendo accordi con lui per tentare di progettare una connessione a Babonde. Ad Isiro la lingua della liturgia è lingala, io oramai conosco un po’ di kiswahili e sarei un semplice ascoltatore. Loro soffrono ancora del “non capire niente” e li comprendo benissimo, celebreremo un po’ più tardi e ne approfitto per un saluto a tutti giusto nel giorno che conclude le feste di Natale, appunto l’Epifania… si potrebbe anche dire “manifestazione del Signore”, manifestazione non di tipo sindacale, sportivo, politico o folcloristico. Se penso al Natale di Babonde, confrontato con quello di casa nostra, devo dire che di “manifestazioni” ce ne sono poche. Fuori della chiesa l’unico segno visibile sono i presepi preparati dai ragazzi: piccole casette di rami di “rafia” ornati con qualcosa che può assomigliare al nostro muschio. Nella più parte dei casi le statue mancano completamente o sono costruite qualche giorno avanti con dell’argilla. Il commento di Fini (diminutivo di Josephine), una delle ragazze spagnole è stato il classico: “non sembrava neanche Natale”.
Da parte mia il Natale ho cominciato a celebrarlo la vigilia a Bamoka, all’aperto sotto una tettoia di rami di palma in occasione del quarantesimo giorno dopo il matanga; ossia il giorno della festa dopo il lutto. Nel pomeriggio invece a Badedeka, confessando lungamente attendendo il buio. La mezzanotte è stata anticipata alle 19.00 e qualche lampada a petrolio illuminava la chiesa in legno fango e paglia… una capanna un po’ “maggiorata”. Cinque i canti di ingresso. Nella predica quando si arriva a dire che Gesù è nato poveramente, è inevitabile sentire qualche borbotto e commento sommesso di approvazione. Ci si identifica con quest’uomo Gesù e con la giovane madre Maria, superando le barriere degli anni, della cultura, dell’etnia… se da parte sua Dio si fa uomo, l’uomo si identifica nella storia di questo nuovo nato, e patisce insieme, gioia e affanno. La notte l’ho passata a Badedeka senza danno. Facendo il viaggio qualcuno mi sconsigliava di farlo perché si raccontano storie di sorciers (uomini o donne che fanno malefici straordinari) secondo le quali un altro prete che vi aveva dormito anni fa era stato trasportato fuori della sua casa durante il sonno… La mattina di Natale, questa volta a Bavamabutu in molti mi hanno chiesto come avevo passato la notte. Le messe tre, ma la mia predica unica, non posso permettermi il lusso di improvvisare, non per il rischio di dire stupidaggini, ma per la lingua che non possiedo ancora così da poter parlare liberamente, quindi con tanta fatica scrivo… quando l’unica predica scritta prima di venire in Africa è stata quella della mia prima Messa.
Tra le altre cose mi soffermo un po’ sulla figura di Maria, la fecondità della sua verginità è stata colmata dalla azione di Dio. In questo contesto, come al tempo di Maria d’altronde, una donna senza figli non ha valore, è albero senza frutti. Possiamo credere che Dio ha la forza di portare frutti in ognuno che si affida e si rende disponibile a lui?Buon Natale a Tutti, buon Anno, a risentirci. p. Renzo