martedì, ottobre 10, 2006

Mongotu

Ciao, a tutti
Approfitto del collegamento internet per inviare qualche riga da Babonde
questa singolare porzione di mondo, immersa nella foresta equatoriale
congolese. Utilizzo la vecchia rubrica di indirizzi, non più aggiornata. A
qualcuno che ha cambiato mail questa lettera non arriverà, a qualcun altro
arriverà inopportuna poichè la sua casella di posta si trova presente nella
mia rubrica per altri motivi, in seguito a chissà quale contatto: chiedo
scusa.
Fanno oramai sei mesi che ho raggiunto questo villaggio e tento qualche
riflessione,
non un bilancio, poichè sento che sarà ancora forzosamente lungo il periodo
di inserimento: la differenza di clima, lingua, cultura, ritmi, è bellezza
da scoprire ed ostacolo da superare.
Studente poco recettivo di lingua swahili, mai come in questo periodo sento
quanto sia forte la potenza della parola per entrare in contatto, per
accogliere, ascoltando, e per comunicare. E' quando qualcosa ti manca che ne
comprendi meglio il valore. In questo periodo sperimento appunto la
difficoltà del comunicare, dell'esprimersi con spontaneità. Colgo sotto una
luce diverso il fatto che Gesù Cristo si è definito lui stesso la Parola. Se
una Parola ti cerca, ti raggiunge
e la puoi comprendere, se una Parola riesce a toccare il profondo del cuore,
in quel momento si schiude un mondo, si spalanca una porta che annulla
possibili
solitudini, cancella la paura di ciò che è temuto perchè ancora sconosciuto.
E' bello sapere che in Gesù Cristo la Parola si è fatta carne
per farsi pienamente comprensibile a noi uomini
e che egli ha voluto inviare uomini ad annunciare la Parola.
Questo tempo è anche un tempo propizio per cogliere l'importanza della
"presenza", dello "stare", indipendentemente dalle parole che si possono
spendere, dalle azioni che si possono fare.
Beh non non voglio continuare con pensieri di spiritualità, anche se occorre
confessare che senza il pane quotidiano dello spirito, dell'animo, la
povertà e il limite della nostra umanità si fanno poco sopportabili. Voglio
invece, come chi scatta delle fotografie cogliere e conservare qualche
immagine tra quelle che mi passano davanti agli occhi.

I figli, ricchezza di ogni casa.
Assieme alla vegetazione esuberante sono i bimbi una delle realtà che
colpiscono un occhio occidentale. Non può passare inosservato il numero, per
ciascuna famiglia una media di
otto. E' la gioia e il colore, la curiosità e lo stupore che come d'incanto
esce fuori dai cortili ogni qualvolta qualcosa di nuovo compare al
villaggio, lungo la strada, o nelle sere di luna piena attorno al fuoco e ai
tamburi. Qualcuno ha detto, un pò scherzando che nella disastrosa situazione
economica e politica del Congo, quella dei figli è l'unica fabbrica che
funziona. "Come frecce nella faretra di un eroe, sono i figli": così canta
il salmo. E certamente sono una benedizione, sono cercati e amati, anche se
al momento
di inviarli a scuola e per altre necessità, come le cure mediche e
il vestire, il numero incide negativamente sulle magre finanze. I
piccoli da lontano vengono correndo per salutare e stringere la mano, non
hanno timore, amano farsi coccolare. Aiutano nei lavoro del campo, nella
"servitù" dell'acqua e della legna da procurare quotidianamente, a partire
da distanze accettabili talvolta, altre volte un pò meno ragionevoli. E'
difficile capire di chi siano veramente, poichè chiamano "fratelli" i
cugini, padre e madre cadetto o
madre
e padre primogenito quelli che noi chiamiamo zii.
Fratelli sono anche altri figli della stessa famiglia allargata, o quelli
che dai
villaggi
più interni vengono ed abitano nella casa dei parenti in un villaggio più
grande per
proseguire gli studi, così da ritrovarsi ad avere una madre che ha generato
ed un'altra che ha nutrito.
C'è da guardare meravigliati la solidarietà che stringe insieme una
famiglia, che mai è famiglia nucleare (è una espressione strana questa, in
questi giorni di rinnovati dissidi militari suona quasi pericolosa), che
sempre è risorsa in un ambiente ostile, anche se con qualche aspetto
negativo quando qualche "parassita" in nome della famiglia vive sulle spalle
del fratello più intraprendente o laborioso o fortunato. Tutti hanno
qualcuno della famiglia a Wamba (città di riferimento per quelli di lingua
swahili) o a Isiro (città del commercio locale dell'università e
dell'aereoporto) o a Kisangani (capoluogo della regione).

La strada.
Oggi domenica 8 ottobre è veramente da raccontare. Le sf...fortune vengono
tutte inseme? se Si! per un pò di tempo dovrei stare tranquillo. Partiamo
stamattina per raggiungere Isiro e prendere finalmente la "boite de
transfer" pezzo importante e costo per la Land Rover, in modo da avere la
4x4 e le riduzioni di velocità davvero necessarie per non distruggere altri
pezzi della macchina quando ci si trova nel fango. Rimaniamo impiantati.
Nulla di grave, pala e piccone risolvono velocemente il problema, ma in
contemporanea "panne" della pompa di alimentazione. Siamo bloccati. A piedi
raggiungo il centro vicino e cerco una motocicletta per raggiungere la città
e vedere come risolvere la faccenda. Dapprima alcuni giovani propongono un
prezzo assurdo per trasportarmi e spargono la voce dimodo che tutti chiedano
la stessa cifra. Infine un medico dell'ospedale mi offre la sua moto. Dio
sia lodato. Una medaglia ha sempre due facce. Dopo alcuni chilometri
pioggia, come si è soliti vedere da queste parti. Dire che è abbondante è un
eufemismo. Mi fermo attendo. Al momento di ripartire la "candela" fa le
bizze e ovviamente il kit pronto soccorso non c'è al suo posto. Cerchiamo un
riparatore, spingendo per qualche chilometro (anche in salita), che non ha
la chiave adatta. Fermiamo una moto di passaggio e risolviamo la faccenda.
E' il direttore responsabile di tutte le scuole primarie della zona e
propone di fare la strada insieme fino alla città ancora trenta chilometri,
ci vorranno tre ore, con il fango e il buio che si avvicina. Rimango
nell'acqua e nel fango fino al ginocchio. Il mio abbigliamento non è da
moto, sono fradicio e i sandali rimangono impigliati nella melma della pozza
d'acqua. Devo prima liberarmi i piedi per uscire e poi recuperarli con le
mani; in due (le facce della medaglia...) spingiamo fuori la moto, da solo
non ce l'avrei fatta. Siamo infine arrivati, sfiniti per il cross acquatico
sopportato, ma bene. Siamo ospiti, come d'abitudine, dai padri della
Consolata. Il tempo di depositare la moto e un cane che è già di guardia al
cortile, vista l'ora, mi azzanna senza nulla dire senza nulla aggiungere,
pardon, senza abbaiare, e tutti sanno, can che abbaia non morde! ebbene ora
posso dire che il contrario è perfettamente vero. Il pantalone robusto e la
non perfetta convinzione del cane nel saltarmi addosso, mi salvano in parte.
In compenso l'ospitalità sarà perfetta, copresi abiti asciutti. Per contro
nostro autista dovrà passare la notte sulla strada per vegliare sulla
vettura.
Al di là della piccola vicenda simile a molte altre e di tutti coloro che
viaggiano o che commerciano, la penosa condizione delle stade congolesi e
delle comunicazioni è una piaga aperta che rende il grande paese, otto volte
l'Italia, ancora più vasto, e rende la foresta con i villaggi che contiene,
ancora più impenetrabile. Tutto costa enormemente a causa del trasporto. Le
biciclette sono il mezzo più utilizzato con carichi impressionanti per i
volumi e per il peso. Nei villaggi ci sono i "posti di salute"; nei villaggi
un pò più organizzati ci sono i "centri di salute"; nel villaggio di
riferimento per una collettività (tribù) c'è un ospedale di zona; ad Isiro e
Wamba c'è un ospedale con qualcosa degno del nome, per quanto noi siamo
soliti associare ad un ospedale. Ma chi potrà viaggiare tanto, e chi potrà
raggiungere Butembo, Kisangani o Kinshasa? C'è solo da pregare di star bene.

Avevo pensato di scrivere qualcosa d'altro, descrivere qualche altra
istantanea. Ho le immagini davanti a me, ma vedo che il tempo sfugge, così
ve li annunzio soltanto, sarà per me una sorta di promessa da mantenere.

La donna, quella che viene dopo sua zia.

L'oro e la peste, i nuovi ricchi.
Come tutti sanno il Congo è definito uno "scandalo geologico" per la
ricchezza enorme di risorse del sottosuolo. Per ritornare tristemente al
nucleare è nel Congo che è è stato estratto l'uranio per costruire le bombe
di Hiroshima e Nagasaki. E' dal Congo che proviene la più grande quantità
del Coltano il materiale che serve a fabbricare le sempre più resistenti e
potenti batterie dei telefonini e per la componentistica informatica e
spaziale. Ma senza andare tanto lontano e per restare ai classici materiali
preziosi, ossia oro e diamanti è sufficente fare qualche chilometro, una
trentina, da Babonde per potersi dedicare ad una ricerca. Proficua? Lo scavo
è fatto a mano, pala piccone, barra di ferro, setaccio. Qualcuno ha fortuna,
molti giovani tentano la sorte per uscire dallo scontato destino di
agricoltori del campo per una economia di sussistenza. Nel villaggio vengono
chiamati i "nuovi ricchi" quelli che arrivano a comperarsi una motocicletta,
qui è famosa la Senke di fabbricazione cinese. Sono sufficienti all'incirca
700 $ per acquistarla. E' oggi una sorta di status simbol. Per i villaggi
limitrofi l'arrivo di persone nuove dal di fuori che devono acquistare il
cibo e hanno dei soldi è diventato proficuo anche se i prezzi sono
aumentati. Non si può lavorare per molto tempo nella "miniera", il fisico
non regge. Fino ad oggi il pericolo è stato la tubercolosi e un pò di Aids,
fortunatamente poco diffuso. Ma in queste settimane è una impressionante
serie di decessi, che colpisce persone giovani ad avere allarmato il
personale sanitario. Si tratta di peste polmonare. Si sono affacciate le
organizazioni internazionali l'O.M.S. per tamponare immediatamente il
problema. Sarà soprattutto l'informazione lo strumento strategico per la
prevenzione, poichè d'abitudine si ricorre all'ospedale solamente quando si
è alla fine e non c'è più rimedio, questo succede per questo tipo di
malattia come per altri. Al contrario i medicinali per curare la peste ci
sono e stanno arrivando. Per ora sono gratuiti per i malati conclamati ma lo
saranno prossimamente anche per i familiari, appunto per una prevenzione
efficace. Se devo essere sincero di veri nuovi ricchi, non ne vedo molti,
forse altrove, per quelli che vengono da fuori a comperare e rivendere le
pagliuzze o le pepite d'oro.

L'attesa di un pallone.

La musica e la danza.

La strada e la "psicologia" degli animali.

Vi saluto con l'immagine di un animaletto simpatico e strano. Ha gli occhi
spalancati di chi curioso vede tutto nuovo intorno a sè. E' infatti un
animale notturno della foresta. Qui è chiamato Mongotu che nella lingua
Lika, il dialetto della tribù di Babonde, significa all'incirca "quello che
non molla". Potete infatti vedere bene di qual tipo di zampe è dotato. La
sua presa è irresitibile. I pigmei dicono che se, ferito a morte, si
aggrappa ad un ramo, una volta morto occorre tagliare la zampa per
staccarlo: non molla!
Beh è una sorta di augurio per tutti coloro che hanno un progetto da
realizzare, che hanno una chiamata a cui rispondere.
Ciao, p. Renzo.